Anno XVIII
Numero 3
Settembre 2006

La ricerca del bello e del buono

Nel racconto a tre voci del consulente architettonico, del Direttore lavori e del parroco, il percorso che ha portato alle soluzioni di CoVerd per il nuovo Centro sportivo-ricreativo parrocchiale “Emilio Grassi” di S. Antonino a Lonate Pozzolo

“Da sempre l’uomo, in ogni tempo e in ogni parte del mondo, ha vissuto e vive alla ricerca del positivo, in tutte le situazioni, cercando di cogliere nella realtà ciò che lo appaga.
Quando ci capita d’incontrare un aspetto positivo, “quel bello” (che sia il tramonto, il viso dell’amata, quel suono melodioso…) che inconsciamente ricerchiamo, allora per almeno un attimo sospendiamo il nostro “da fare”, ci giriamo lo sguardo, tendiamo l’orecchio; inizia per quel pur breve momento, l’avventura della scoperta e nasce un senso di meraviglia, di stupore. Ognuno ha vissuto quest’emozione (spero tante volte), spesso anche di fronte a qualcosa fatto da altri uomini; sempre ha dovuto scegliere di fermarsi e di osservare. Più è stato coinvolgente quell’incontro, più rimane forte il “ricordo” e viva l’emozione provata.
Quest’emozione la si vive anche quando ci si trova coinvolti nel dover “dare forma a un edificio”.

Le parole dell’architetto Giorgio Luini, consulente architettonico del nuovo Centro parrocchiale di Sant’Antonino Martire a Lonate Pozzolo (Va), inquadrano perfettamente la genesi di un progetto dove niente è stato lasciato al caso, a cominciare dal “bene” dei futuri fruitori.
La ricerca di ciò che è bello, che funziona, che non fa male e che rispetta l’ambiente circostante: di qui la scelta delle soluzioni architettoniche, dei materiali e finanche dei colori.

“In partenza si è di fronte alla necessità di spazi da definire in risposta a esigenze precise, in questo caso a un centro sportivo-ricreativo di una comunità parrocchiale, con palestra, bagni, bar, spogliatori, sale e salette, scale, tetto, muri e pavimenti, finestre, impianti, rumori e silenzi…
Definire dimensionalmente gli spazi è il primo passo, indispensabile per potersi immaginare questo “coso”.
All’inizio, in questo stadio, non lo si può chiamare diversamente; poi assume, nel pensiero, nell’imaginazione, forme diverse, si scopre per un angolo, per un accostamento all’intorno, poco si intuisce in altro modo, poi lo si ripensa…

E’ un confronto, quasi un conflitto, dove ci trova in mezzo tra questo ancora “coso” e la realtà. Piano piano, seguendo il buono che si è intuito, si decide, si definisce, si rischia un’immagine, si dà forma all’edificio.
Il bello di quest’avventura creativa è quando si scopre, con stupore, che quel “coso” si è trasformato, comincia a dar soddisfazione, ti corrisponde, lo senti un po’ te.
Allora inizia l’altra parte dell’avventura, quella più rischiosa, dove si scopre se e come tutto è stato compreso.
Le dimensioni, gli incastri dei materiali, gli spessori, devono essere messi definitivamente in sintonia per raggiungere un’unità e porsi, come si desiderava, con chiarezza e fermezza nella realtà; possibilmente suscitando un interesse, un far girar lo sguardo a chi passa, sperando che almeno fra sé pensi… beh, però…”.

Esigenze precise, certo. Ad esempio garantire il massimo del comfort acustico all’interno e massimizzare il risparmio energetico con una buona coibentazione delle strutture. Sentiamo il parroco, don Paolo Torti.

“Dal mio punto di vista l’acustica era certamente tra le priorità. La struttura deve servire per momenti comunitari di carattere sportivo e insieme di festa e conviviali. Ci sono occasioni in cui ospitiamo più di duecentocinquanta persone contemporaneamente e queste devono potersi parlare e ascoltare senza alzare la voce. Il rimbombo, i rumori di fondo ostacolano la comunicazione…
Un’altra esigenza era l’isolamento termico per contenere i consumi; per una questione di responsabilità e anche di economia… Siamo una parrocchia e non ci possiamo permettere certi lussi. Infine abbiamo chiesto, io e il Consiglio pastorale intendo, che fosse fatto qualcosa anche di esteticamente bello, dove i ragazzi trovassero piacevole andare. I colori ad esempio li considero importanti…”. Il bello e il funzionale dunque. Per un ambiente accogliente, una buona acustica e un valido isolamento termico.
La scelta del sughero è maturata così, in modo naturale, accontentando tutti. Non un sughero qualsiasi però, come sottolinea il geometra Enrico Olgiati, progettista e Direttore lavori.

“Poste le esigenze una accanto all’altra, siamo arrivati alla conclusione che il sughero era la soluzione che cercavamo. A questo punto, però, si trattava di scegliere il materiale specifico e il fornitore. Confesso che abbiamo interpellato diverse ditte e che abbiamo speso molto tempo a ragionare sui preventivi. Cosa ci ha fatto scegliere CoVerd? L’aspetto della salubrità principalmente. Il sughero è un materiale naturale, ma può essere sottoposto a trattamenti e lavorazioni molto differenti. CoVerd ci ha garantito un sughero senza aggiunta di collanti o additivi chimici, quindi senza emissioni nocive; un sughero di alta qualità, insomma, che ci è sembrata la scelta più coerente con la filosofia del nostro progetto. Infine, a convincerci del tutto, sono state le referenze. Noi non cercavamo un semplice fornitore di materiali, ma una ditta che ci garantisse il lavoro in opera con tutte le garanzie del caso, soprattutto per quanto riguarda l’acustica. Prima ci siamo letti le riviste BioEdilizia e AudioDinamika, che già conoscevamo, poi abbiamo fatto delle ricerche nostre e devo dire che CoVerd ne è uscita molto bene; è una ditta che ha fatto tanti altri interventi simili al nostro e per quel che abbiamo saputo i committenti sono soddisfatti”.
Materiali di qualità, tecnologie applicative e competenza del fornitore. Su queste basi è iniziata la costruzione del nuovo Centro sportivo-ricreativo parrocchiale. Ce lo descrive ancora l’architetto Luini.

“Inizialmente si è definito di utilizzare cromie e forme tipiche del luogo, dove prevale l’uso del mattone e della muratura intonacata, della copertura a falde in travi di legno spesso a vista dove le forme non seguono artificioserie, ma son sobrie senza disdegnare elementi caratterizzanti.
Le dimensioni del “centro parrocchiale” sono considerevoli, l’edificio è molto più grande dei volumi degli altri attorno, ecco che l’uso del blocchetto in laterocemento con colore il più vicino al cotto ha ricalibrato le enormi superfici esterne.
Queste superfici, in gran parte color cotto e per il resto bianche, risultano in dialogo fra loro, come in un incastro di due blocchi; infatti rimarcano il rapporto interno degli spazi sportivi e degli spazi di convivenza-incontro (quelli più parrocchiali). Così si è rotta una possibile monotonia comunicando una diversità anche funzionale.
Lo spazio interno vede la prevalenza della copertura in legno a vista (in particolare nel piano primo) e nella palestra, le finestrature definiscono un rapporto non casuale con l’esterno creando un particolar gioco di chiaro e scuro di vuoto e di pieno.
Le pareti, doverosamente rivestite in pannelli di sughero con funzione coibentante e fonoassorbenti, sono state tinteggiate in modo da aumentare il rapporto fra vuoti e pieni, attraverso una decorazione cromatica a grandi “sfaccettature” che si distribuiscono fra le finestre e sulle altre pareti con un effetto prismatico giocato sulle cromie dal blu intenso al bianco”.

Per l’interno della palestra una doppia soluzione: sui primi due metri delle pareti a partire da terra un cappotto con pannelli di sughero SoKoVerd. LV a grana fine da 4 cm di spessore e finitura in intonaco bianco; sopra, sulla restante superficie verticale, i pannelli SoKoVerd.C1 applicati in aderenza. Caratteristica del pannello C1 è la possibilità di essere fornito pretinteggiato in una gamma vastissima di colori.
Negli spazi di convivenza-incontro, disposti su due piani, sotto il bar e sopra le aule, è stato eseguito un cappotto interno intonacato in bianco sulle pareti interne.
Il capotto diventa esterno, sempre bianco, in coincidenza del vano scala che mette in comunicazione i due piani.
L’isolamento acustico è già stato testato positivamente.
Anche il risultato estetico ha ottenuto pareri molto favorevoli, come testimonia Don Paolo.

“Dal punto di vista acustico, al di là delle prove, la sensazione è stata molto positiva; crediamo di avere ottenuto il risultato sperato. Per giudicare l’isolamento termico aspettiamo ovviamente la stagione fredda, ma anche lì abbiamo pochi dubbi.
Per quanto riguarda l’estetica, infine, tutte le persone che hanno visto la struttura finita mi hanno fatto i complimenti. Va dato atto all’architetto che ha scelto i colori ed anche le tecnologie applicative CoVerd per i materiali e l’esecuzione”.