Anno XX
Numero 3
Settembre 2008

Ambienti Produttivi e Commerciali

Lavorare senza generare rumore è praticamente impossibile: qualsiasi attività umana, anche la più “tranquilla”, comporta un contributo sonoro più o meno importante.

Persino in attività intellettuali con elevate esigenze di concentrazione, la presenza di computer e stampanti crea condizioni acusticamente certo non critiche, ma comunque di alterazione della situazione preesistente.

La modernità si è portata appresso il rumore: lo sviluppo tecnologico ha, almeno in una prima e lunga fase, comportato un deciso cambiamento del “clima sonoro” del nostro ambiente di vita.
Oggi, fase successiva, nello sforzo tecnologico sono diventate sempre più importanti le esigenze ambientali: produrre inquinando di meno, consumando meno energia e, perché no, facendo meno rumore.
Le problematiche legate alla rumorosità di siti produttivi (includendo estensivamente tra essi anche le destinazioni d’uso commerciali, direzionali e terziarie in genere) sono diventate rilevanti sia nell’avviamento dell’attività sia nell’esercizio della stessa.
Vi sono infatti problematiche di tipo ambientale che comprendono l’impatto acustico verso il territorio ed i recettori sensibili ivi presenti: una valutazione previsionale di tale impatto acustico consente il più delle volte di adottare misure preventive che evitino tutta una serie di problemi e contestazioni che possono altrimenti interferire con il normale esercizio dell’attività.
La sottovalutazione del problema rumore non paga: infatti, quando in seguito ad un esposto l’accertamento è fatto dai tecnici dell’ARPA, se risultano superati i livelli di rumore ammessi dalla normativa scatta la segnalazione al comune e talvolta alla Procura della Repubblica, con conseguente rischio penale. In ogni caso a quel punto, entro tempo spesso ristretti, occorre predisporre un piano di risanamento acustico, con operazioni importanti e sovente assai onerose. Insomma, come spesso succede, anche in questo caso prevenire è meglio che curare.
Altro fronte aperto è quello della tutela dei lavoratori all’esposizione al rumore in ambiente di lavoro: è uno dei vari ambiti che riguarda la sicurezza dei luoghi di lavoro, un po’ misconosciuto (difficilmente comporta rischi immediati per la vita del lavoratore) ma non per questo meno importante per la tutela a lungo periodo. I danni uditivi, temporanei o permanenti, hanno costi sociali e sanitari non certamente trascurabili.
Recentemente il legislatore italiano ha recepito la direttiva europea n. 2003/10/CE e col D.Lgs. n. 195 del 10 aprile 2006 ha uniformati il quadro normativo nazionale a quello comunitario.
Sono ancora molte le aziende che non hanno provveduto ad aggiornare alla nuove indicazioni normative le vecchie valutazioni dell’esposizione al rumore redatte secondo il DL 277/91: sono infatti state modificate alcune modalità di valutazione, modificando anche i valori limite di esposizione. Sarebbe quindi opportuno rivedere nel complesso la valutazione precedente, in modo da aggiornare i propri strumenti al mutato quadro normativo.