Disponibile, buono, bello, sano ed etico: il sughero è il materiale perfetto
Per questo Marco Roveda, fondatore della Fattoria Scaldasole, la prima società del mercato biologico, lo ha voluto per l’isolamento acustico degli studi della sua Radio e per i primi due locali a “Impatto Zero®”, il LifeGate Restaurant e il LifeGate Café di Milano
“Disponibile in natura e sul mercato, buono, bello, sano, ecosostenibile: il sughero è un prodotto perfetto”. Parola di Marco Roveda, uno che di cose naturali se ne intende visto che ha fatto del “bio” e dell’“eco” la missione della sua vita.
Nel 1980 lui e Simona hanno fondato la Fattoria Scaldasole, la prima società del mercato biologico. Un’opera da pionieri che ha precorso i tempi. Nel 1990 hanno ceduto la Fattoria e hanno fondato LifeGate, un progetto complesso ispirato ai valori dell’ecologia, del consumo consapevole e della qualità della vita, per promuovere un mondo migliore.
LifeGate è tante cose: un portale internet, una radio, una clinica olistica, un’assicurazione, una nuova modalità di tutela dell’ambiente Impatto Zero® e da qualche mese anche un Caffè e un ristorante a Milano.
È qui, al LifeGate Restaurant e al LifeGate Café, dove la sua filosofia incontra il grande pubblico, che Marco Roveda ha voluto il sughero di Coverd per l’isolamento acustico dei locali. È stata una scelta tecnica e di stile: il sughero è un ottimo isolante e allo stesso tempo è il più naturale dei materiali isolanti, non proviene da deforestazioni Impatto Zero®, è sano e non inquina.
Quello di Coverd è anche certificato e qualitativamente non ha eguali sul mercato. Roveda lo aveva già sperimentato per gli studi della sua radio, con risultati eccellenti anche dal punto di vista prettamente tecnico. Le caratteristiche che fanno di un “prodotto” un “prodotto perfetto” sono cinque e il sughero le possiede tutte. Se non fosse così non piacerebbe così tanto al vulcanico Roveda, fisico asciutto, pelle ambrata, imprenditore, editore e filosofo.
“Oggi al mercato non si chiedono più solo prodotti ma anche valori. La gente si sta accorgendo che la qualità non basta e comincia a cercare la qualità anche nel consumo, è pronta per consumare in modo nuovo. Infatti sarà proprio grazie alla gente, che spingerà direttamente e indirettamente il mercato verso nuovi obiettivi, che un cambiamento sarà possibile”.
Il fondatore della Fattoria Scaldasole elenca i suoi “cinque elementi”.
“Un tempo un prodotto, per essere venduto, doveva solo essere presente, cioè distribuito; dopo la Seconda guerra mondiale tutto quel poco che il mercato poteva offrire veniva venduto. Più avanti, quando l’offerta ha cominciato ad aumentare, per essere comprato un prodotto ha dovuto essere anche buono. Con l’aumento della concorrenza, per essere notato e per essere scelto, il prodotto ha dovuto anche essere bello. Mentre negli ultimi anni, per essere vincente, ha dovuto anche essere sano.
Oggi invece il traguardo più avanzato, per rispondere adeguatamente a un pubblico sempre più esigente, è di essere etico:
- ecocompatibile, cioè non inquinante
- ecosostenibile, cioè costruito evitando le risorse non rinnovabili
- equosolidale, cioè senza avere su di sé l’ombra dello sfruttamento minorile o degli ingiusti trattamenti
Ogni volta che un’azienda, tra le prime, è stata capace di cogliere e di raggiungere il nuovo traguardo, ha conquistato il mercato. Gervais-Danone è stata tra le prime a presentarsi con un bel packaging, e Fattoria Scaldasole la prima a proporre un prodotto garantito sano”.
Ovviamente il discorso non vale solo per i prodotti food.
“L’attuale nuovo traguardo, quello che permetterà alle aziende di avere successo in questi anni a venire, è la capacità di rispondere alle esigenze del momento, è cioè il quinto elemento, il fattore etico, l’attenzione a valori ideali, la risposta a problemi che ci coinvolgono tutti quanti”.
Marco Roveda ha raccolto le sue teorie in un libro che ha intitolato in modo suggestivo “Perché ce la faremo”.
In uno degli ultimi capitoli traccia un’analisi del presente dal suo punto di vista di imprenditore:
“Oggi grandi e piccole aziende, soprattutto quelle la cui direzione non è impersonale e stretta nelle maglie di un gioco di borsa che richiede alle società di soddisfare gli azionisti con profitti quantitativi sempre più alti, ma che hanno la libertà, il coraggio e l’intelligenza di esplorare nuovi orizzonti, si stanno accorgendo di queste nuove tendenze e sono più avanti di altre nel proporre prodotti adatti alle nuove richieste emergenti e stanno contribuendo a creare nuovi modelli di consumo”.
Torniamo al sughero. Sposiamo la teoria dei cinque elementi e andiamo a cercarli uno a uno in questo materiale “perfetto”.
Il primo elemento: “presente-distribuito”
Oggi sul mercato si trovano diversi tipi di sughero, delle marche più svariate. La “reperibilità” di questo materiale non è assolutamente un problema, la qualità sì.
Coverd sa benissimo che l’obiettivo qualità è fondamentale per chi opera nel settore dell’isolamento termoacustico e propone solo sughero certificato e trattato con le più moderne tecnologie.
Prodotti che non sono in grado di offrire caratteristiche di qualità superiore rischiano infatti di rendere vano qualsiasi tipo di isolamento.
Il secondo elemento: “Buono”
E qui scatta il secondo elemento, quel “buono” che a un prodotto non deve mancare per affermarsi sul mercato.
Il sughero non è tutto uguale: dimensioni e qualità della grana, tecnologie di lavorazione e trattamenti fanno nascere prodotti diversi dallo stesso materiale. Roberto Bonalumi, titolare dell’”Impresa edile Bonalumi” di Ronco Briantino, non ha difficoltà ad affermare che
“Il sughero di Coverd è il migliore sul mercato. La grana è compatta e quando lo si taglia non si sbriciola, questo lo rende più facile da posare e aumenta l’efficacia dell’isolamento”.
Sulla “bontà” del sughero gli argomenti non mancano davvero.
- Il sughero è duraturo e mantiene immutate nel tempo le sue caratteristiche dimensionali e di isolamento;
- ha ottime caratteristiche di isolante acustico;
- isola, illimitatamente nel tempo, dal caldo e dal freddo;
- non subisce cambiamenti dimensionali a causa delle sollecitazioni o dei cambiamenti di temperatura;
- resiste alle sollecitazioni meccaniche;
Tutte caratteristiche che vengono esaltate dai prodotti nati dalla tecnologia di Coverd, sia che si tratti di granulati di sughero biondo naturale bollito e ventilato SugheroLite, di pannelli in sughero biondo naturale compresso con il trattamento Air Fire SokoVerd.AF o di pannelli in sughero biondo naturale superkompatto SokoVerd.LV.
E sulle doti di resistenza si accettano scommesse.
Volete una dimostrazione?
Fate la “prova del pallone”. E’ un esperimento molto semplice che i tecnici sono soliti fare per collaudare, in modo davvero concreto, la tenuta dei pannelli di sughero su pareti e controsoffitti di palestre e palazzetti dello sport.
È facile: si prende un pallone e lo si lancia contro il sughero, come può capitare durante una partita di basket o di pallavolo, per verificarne tenuta e resistenza. Nelle realizzazioni di Coverd, e sono tante, la prova è stata sempre superata.
Il terzo elemento: “bello”
E siamo al “bello”, il terzo elemento. Una tappa al LifeGate Restaurant basta per capire. Il ristorante è oggettivamente un posto molto bello. Su “Tutto Milano”, l’inserto del quotidiano “la Repubblica”, lo hanno definito
“un locale elegante e insolito nella sua linearità, con sapienti tocchi di esotico e materiali assolutamente ecologici, dal legno (riciclato), alla vernice impiegata e agli impianti di condizionamento ad acqua”
In questo contesto il sughero si inserisce alla perfezione e trasforma il controsoffitto voluto per ottimizzare l’acustica in un ulteriore elemento d’arredo.
I pannelli SoKoVerd.C1 di Coverd, in sughero a grana fine con densità di 200/220 kg/mc, contribuiscono a scaldare l’ambiente e a renderlo molto accogliente. Anche grazie alla tonalità panna in cui sono stati scelti nella vastissima gamma di colorazioni che Coverd mette a disposizione.
L’elemento cromatico è sempre molto importante per ottenere un buon risultato estetico in aggiunta a quello funzionale.
E i pannelli SoKoVerd.C1, preformati e pretinteggiati, danno al committente e al progettista la possibilità di scegliere in base ai propri gusti, in armonia con i materiali e i colori dell’arredamento.
Solo qualche mese fa anche l’ingegner Daniela Frosio, curatrice degli aspetti termoacustici del progetto di ristrutturazione di una scuola elementare a Bagnolo Mella (Brescia), ha avuto modo di apprezzare questo aspetto:
“Abbiamo molto gradito la possibilità di scegliere i colori del controsoffitto isolante – aveva sottolineato – che abbiamo usato per personalizzare ogni aula della scuola nel modo più gradito”.
Nell’occasione, dove si trattava appunto di intervenire sul controsoffitto di aule scolastiche, sono stati scelti divertenti acostamenti di arancio, verde e viola su una tonalità di fondo tra il blu e l’azzurro.
Il quarto elemento: “sano”
La stanza parigina dello scrittore francese Marcel Proust in Boulevard Haussmann era interamente rivestita di sughero.
Fu lo stesso scrittore a pretenderlo, per difendersi dai rumori, dall’umidità e dal pulviscolo al quale il sughero, essendo dielettrico, impedisce di girare nell’aria. Proust era un amante del silenzio ma soffriva anche di una forma cronica di asma da fieno.
Nel 1800 Alessandro Volta utilizzò il sughero come isolante elettrico per costruire la sua prima pila, che descrisse in una relazione pubblicata nello stesso anno. Lo scienziato comasco, che di certe cose se ne intendeva, fu il primo a trovare un’applicazione pratica per le proprietà d’isolamento elettrico ed elettromagnetico di questo materiale.
Il sughero è sano perché: non provoca problemi alla salute ed è chimicamente stabile.
Essendo traspirante permette al vapore acqueo di passare dall’interno verso l’esterno, evitando le condense che causano le muffe. Non è infiammabile e resiste bene alle alte temperature che si raggiungono in caso di incendio, inoltre non emette fumi o gas tossici. Dal punto di vista della resistenza al fuoco, il sughero di Coverd è certificato in classe 1.
E poi ci sono gli aspetti psicologici. Il sughero, essendo un eccellente isolante acustico, impedisce al rumore di disturbare la concentrazione, la conversazione e di influire negativamente sul sistema nervoso. Per avere un’idea si pensi a una scuola dove gli studenti fanno fatica a sentire la voce dell’insegnante, o a un ristorante dove il brusio di fondo e il rumore delle stoviglie impediscono di dialogare con il vicino. In situazioni simili ci si stanca con facilità, non si apprende e non si godono i momenti di relax.
Il sughero è sano anche perché ci difende dai rumori che ci infastidiscono.
La Divisione acustica di Coverd risolve i problemi partendo da rilievi fonometrici che danno il quadro della situazione su cui intervenire.
Seguono:
- il calcolo dei parametri ottimali
- l’elaborazione del progetto
Quando si arriva alla fase realizzativa, i risultati che si otterranno sono già in buona parte previsti. I collaudi finali, sempre eseguiti da Tecnici competenti in acustica ambientale, ne sono la conferma.
Il quinto elemento: “ecocompatibile, ecosostenibile, equosolidale”
Il sughero altro non è che la corteccia di un albero, la Quercus suber, un’imponente quercia mediterranea di cui abbondano la Sardegna e, in misura minore, la Sicilia. Tecnicamente si tratta di uno strato protettivo di tessuto cellulare spugnoso e ricco di resina, costituito da una miriade di alveoli che, di anno in anno, stratificano per difendere il tronco della pianta.
Se “ecocompatibile” è l’aggettivo che accompagna i prodotti naturali non inquinanti, come il legno, di sicuro non può mancare vicino al sughero.
Con il termine “ecosostenibile” si etichettano invece i materiali prodotti evitando le risorse non rinnovabili. Anche in questo caso, ci siamo. La corteccia di sughero viene prelevata dalla pianta attraverso una innocua decorticazione del tronco, dunque senza alcun disboscamento. L’albero continua a vivere e nel giro di qualche anno rigenera lo strato cellulare spugnoso, che può essere nuovamente prelevato. Anche dal punto di vista dell’inquinamento indotto il giudizio è positivo: i boschi di Quercus suber, dicevamo, si trovano in Italia e il trasporto non incide sull’eco-equilibrio del pianeta. Sarebbe diverso se il materiale arrivasse dall’Australia.
“Equosolidale”: produzione e lavorazione italiane sgombrano ogni sospetto di sfruttamento del lavoro minorile o di ingiusto trattamento.
Un materiale così non poteva mancare dove la cucina è “LifeGate”
LifeGate, ovvero, suppergiù, la porta della vita. Dopo la radio, l’assicurazione etica, la Clinica Olistica e altro ancora, LifeGate restaurant è l’ultimo frutto di questa impresa originale, fondata sull’idea di qualità della vita nel senso più profondo, collegata al concetto di “impatto zero”, cioè la teorizzazione dell’equilibrio tra attività umane ed impatto energetico ambientale.
Il locale si trova a Milano in via Orti, nel quartiere di Porta Romana: due vetrine al di là delle quali si vedono i cuochi indaffarati intorno ai fornelli. La cucina è curata e allo stesso tempo semplice, segue i ritmi delle stagioni e i piatti variano ogni mese: utilizza materie prime di qualità, da agricoltura biologica perché – dice il Roveda pensiero – solo un’agricoltura senza chimica e ogm rispetta l’equilibrio del pianeta e promuove la coscienza ecologica. E accanto agli alimenti biologici i prodotti del commercio equo e solidale, nel rispetto delle tradizioni e della dignità dei lavoratori.
I piatti sono gustosi, sani e leggeri.
Dalle ricette regionali italiane alle cucine etniche, dalle antiche tradizioni, alla moderna cucina creativa, pesce, carne bianca, ma anche menù vegetariano e vegano (senza grassi di origine animale). Il tutto elaborato con tecniche di preparazione che ne valorizzano il contenuto nutritivo e il gusto.
Da assaporare in un ambiente dove, grazie anche al sughero, ogni cosa parla di serenità ed equilibrio.
Due passi fino all’altro lato della strada, in via Commenda angolo via Orti, ed eccoci al Lifegate Café, dove la cucina impegnata lascia spazio alle colazioni “matinal” con vari tipi di caffè e alla classica pizza a legna, sempre bio, fatta anche con le farine di farro e kamut. Ma non mancano le centrifughe di frutta e verdura, le torte e i toast vegetariani, insieme alle grigliate di carne bianca o pesce.
Un locale semplice e informale, con vecchi tavoli e sedie diverse fra loro, una boiserie bassa e il soffitto in sughero, per un’insonorizzazione tutta naturale.
Quando comincia il futuro?
Nel suo libro Marco Roveda parla di una società che fra non molti anni sarà costretta a seguire la strada del “biologico”. Più per necessità che per scelta. “In Italia, negli anni ’80, il termine biologico era praticamente sconosciuto e sconosciute erano anche parole come raccolta differenziata dei rifiuti, riciclo, energia alternativa, medicina non convenzionale. In quindici anni quella che era inizialmente meno di una nicchia di mercato si è diffusa e rivelata vincente proprio perché rappresentava una risposta a un bisogno reale.
È lo stesso periodo, quindici anni, che prevedo necessario alla diffusione e al consolidamento di questo nuovo approccio al lavoro e alla vita. Cambieranno il modo di concepire e di mettere in atto la politica, il mercato, la figura dell’imprenditore, la questione dell’energia, il rapporto con l’ambiente, l’organizzazione delle città, ma anche la vita di ognuno, rinnovando i modelli cui rifarsi, lasciando finalmente spazio alle aspirazioni, ai valori, ritrovando nella quotidianità un posto all’amore, all’amicizia e lasciando così una porta aperta, questa volta davvero, alla felicità”.
Michele Ciceri