Anno XX
Numero 1
Gennaio 2008

La qualità cromoacustica degli ambienti

Trascorriamo fuori casa più di metà dell’esistenza, spesso in locali insalubri, rumorosi e brutti. Le percezioni sensoriali negative, in primis i rumori, influenzano negativamente la nostra salute e ancora più quella dei nostri figli.

Funzionale, sano e bello.

Sono queste le tre caratteristiche che non possono mancare in un ambiente dove le persone vivono, si incontrano e svolgono le attività legate all’esistenza quotidiana. Tutti noi abbiamo una casa e facciamo di tutto per renderla accogliente. Certo, ma pensiamo mai a quanto tempo trascorriamo “fuori”? Se sommiamo le ore passate in ufficio, a scuola, in palestra, al cinema, a teatro, in chiesa, ci rendiamo conto che la maggior parte del nostro tempo scorre via mentre siamo in ambienti che non ci appartengono e di cui molto spesso non conosciamo la natura. Che cosa succederebbe se questi luoghi non fossero “amici”? Se, per esempio, fossero costruiti con materiali che danneggiano la nostra salute o che, per un motivo o per l’altro, ci inducono situazioni di stress?
E’ talmente scontato che forse nessuno ci ha mai riflettuto seriamente: chi vive in una casa costruita con materiali salubri, senza umidità, poco rumorosa, ben riscaldata e ventilata, alla lunga conduce una vita più sana. Stesso discorso vale per gli ambienti di lavoro, dove è stato calcolato che passiamo un terzo della nostra esistenza e per quelli dove si studia.
Nel caso degli ambienti di lavoro-studio si può aggiungere un’altra considerazione: la qualità dell’ambiente influisce, oltre che sul benessere complessivo della persona, sul suo rendimento. In questo senso ha dei risvolti di tipo sociale ed economico.
Dentro o fuori casa, il comfort è fondamentale, perché dal comfort dipende la nostra salute.

I rumori
Conta l’aria che respiriamo, il caldo o il freddo che sentiamo sulla nostra pelle, ma anche i rumori e i colori che ci circondano. L’acustica, all’interno di un ambiente di vita, è un fattore fondamentale tra quelli che determinano il nostro livello di benessere. Ma come deve essere una “buona acustica”? La risposta può essere questa: buona intelligibilità dei suoni, assenza di rumori estranei indesiderati e corretta distribuzione del suono. Spesso invece capita di trovarsi in ambienti decisamente fastidiosi, dove la rumorosità di fondo e il riverbero ostacolano la comunicazione e a volte anche il normale svolgimento delle attività. Locali rumorosi e riverberanti sono dannosi per la nostra salute perché affaticano l’udito e alterano le nostre condizioni psicofisiche ingenerando disturbi come mal di testa, stanchezza e vertigini. Immaginatevi una scuola…
Tutti ovviamente abbiamo diritto a vivere in posti sani, ma i bambini di più. Gli ambienti da tutelare con maggiore attenzione sono sicuramente quelli dove un individuo è più sensibile agli stimoli esterni, si forma il carattere, svolge attività legate all’apprendimento e interagisce con gli altri. Stiamo parlando in pratica delle scuole, nel senso più ampio del termine.
E’ scuola l’aula di un asilo, ma lo sono una sala conferenze, una palestra o un luogo di culto, se con questo termine intendiamo i locali dove ci si raccoglie per apprendere un messaggio. Pensiamo a un oratorio, a un collegio o alle varie strutture di una parrocchia: una chiesa, un cinema, aule, mensa, bar ritrovo…
Vale la pena soffermarci su questo argomento. La qualità acustica degli ambienti scolastici, e le conseguenti condizioni di benessere per gli insegnanti e gli studenti che ne usufruiscono, sono di sovente tra gli aspetti più trascurati nella progettazione e nella realizzazione di tali edifici. Tanto che a tutt’oggi il D.M. 18/12/75, che norma la materia specifica, non trova una effettiva e puntuale applicazione. I diversi aspetti che comportano effetti distinti sugli utenti delle scuole (studenti, insegnanti e inservienti) e di cui è necessario tener conto sono:
il grado di isolamento acustico rispetto all’esterno, che se non è contenuto può compromettere lo svolgimento della didattica, a causa della ridotta intelligibilità del parlato e del conseguente basso livello di attenzione degli studenti;
il tempo di riverberazione dei locali, che condiziona in modo sensibile la regolazione della voce dell’insegnante (forza e ritmo) con conseguente affaticamento (sia dell’insegnante sia degli studenti) e difficoltà di relazione;
il rumore generato all’interno delle scuole, nelle classi, nelle mense e negli spazi comuni, che causa di affaticamento, condizione particolarmente sfavorevole per l’apprendimento.
Va considerato che uno dei fenomeni più frequenti associati al rumore consiste nella perturbazione dell’intelligibilità del parlato, che comporta gravi ripercussioni sulla formazione degli allievi, soprattutto quelli più giovani in fase di apprendimento. I soggetti più piccoli (1-6 anni) e quelli della scuola primaria (5-10 anni), trovandosi in un momento cruciale per lo sviluppo intellettuale, risentono notevolmente di un clima acustico inadeguato perché la mancanza di una sufficiente conoscenza non permette loro di ricostruire correttamente le parti del messaggio verbale mascherate dal rumore, con conseguenze decisive sullo sviluppo del linguaggio. Recenti studi hanno permesso, per esempio, di verificare l’incidenza del fattore rumore sulle mense scolastiche: dai risultati ottenuti è emerso un generale ritardo nell’apprendimento della lettura ed errori di disattenzione più frequenti negli allievi che pranzano a scuola.

I colori
I più recenti studi sulla psicologia della visione hanno dimostrato che i colori influenzano lo stato d’animo e i comportamenti. Per questo è importante che ogni ambiente ne abbia uno o più in funzione della destinazione d’uso. Secondo tali studi, l’80% di tutte le nostre informazioni sensoriali sul mondo è di natura  visiva ed esiste un’area specifica del nostro cervello in cui le cellule hanno il compito di codificare il colore, senza alcun interesse per la forma dell’oggetto percepito.
L’esperienza quotidiana, inoltre, testimonia che il colore influenza lo stato d’animo e i sentimenti: ciò avviene perché il colore è luce, dunque energia.
In natura, i colori servono anche per garantire la continuità della specie: i fiori, per esempio, attirano con i colori gli insetti che trasportano il polline per l’inseminazione. Alcuni animali, invece, si servono dei colori per attirare gli individui dell’altro sesso. Anche l’uomo, acuto osservatore della natura, accompagna da sempre i suoi atteggiamenti con una specifica colorazione del corpo: i famosi “colori di guerra” per spaventare gli avversari o quelli utilizzati nei riti religiosi o di guarigione.
Generalmente i colori si dividono in caldi e freddi. Nella cultura orientale, i colori caldi (scala del rosso) rappresentano la parte maschile attiva della psiche, quelli freddi (scala dell’azzurro) la parte femminile-passiva.
Detto questo, si comprende che il buon livello di vivibilità degli ambienti dipende anche dalle scelte cromatiche, che devono avere l’obiettivo di un ottimale comfort psico-visivo in relazione alla particolare destinazione d’uso di ciascun locale. Per quelli destinati alle attività libere, quali il gioco e la ricreazione, è opportuna la scelta di tinte calde, stimolanti, quali il rosso, l’arancione o il giallo. Per una mensa si tende invece a preferire colori più freddi, quali l’azzurro e il verde, che agiscono da rallentatori dei battiti cardiaci e inducono una sensazione di calma e tranquillità. In ogni caso, l’adozione di un determinato colore in un ambiente deve risultare funzionale all’utilizzo del locale stesso, come anche alle sue dimensioni. Il colore modifica infatti la percezione spaziale di un ambiente, in base a regole che tutti abbiamo sicuramente avuto l’occasione di verificare: una stanza sembra più bassa se il soffitto è scuro, più alta se il soffitto è chiaro e le pareti sono scure. Allo stesso modo, un corridoio sembra più corto de la parete di fondo è scura. Una corretta progettazione deve quindi considerare nella loro globalità le risposte percettive ed emotive suscitare dai colori sulla psicologia delle persone.

La correzione acustica
I problemi di cattiva acustica interna sono evidenti soprattutto in ambienti di grandi dimensioni, specie se con pareti lisce e rigide che, come specchi, fanno rimbalzare le onde sonore e, di conseguenza, causano una eccessiva riverberazione. Il rimedio consiste nel ricoprire le superfici, pareti e soffitto, con materiali fonoassorbenti, in grado cioè di ridurre l’energia dell’onda sonora riflessa. Ma come intervenire?
La prima cosa da considerare è che, come per i colori, anche per la correzione acustica bisogna tenere conto della destinazione d’uso dei locali. Si punta a ottenere la massima intelligibilità dei suoni nel caso di teatri, auditorium e cinema; a rendere più confortevole la permanenza negli uffici, in ristoranti e palestre; a ridurre infine la rumorosità in ambienti particolari quali officine e laboratori, come anche in studi radiotelevisivi e sale d’incisione.
Il parametro di riferimento per valutare l’acustica interna di un locale è il tempo di riverberazione, che indica il tempo impiegato dal suono per ridursi a un milionesimo dell’intensità iniziale. Poiché il tempo di riverberazione è inversamente proporzionale al potere fonoassorbente del locale, sulla base dei rilievi fonometrici preliminari è possibile stabilire le esigenze di bonifica acustica del locale, individuando gli interventi più idonei per ripristinare le condizioni ottimali di riverberazione. Tali rilievi richiedono una strumentazione specifica e piuttosto sofisticata, oltre che una certa esperienza.
La strada da seguire non può che essere quella di rivolgersi a personale altamente specializzato, che saprà accompagnare l’utente alla seconda fase dell’intervento, consistente nell’elaborazione di un progetto dove si individuano le strutture sulle quali intervenire e le relative modalità.
Per l’analisi preliminare si utilizza una sorgente sonora isotropa posizionata nell’ambiente da trattare: in questo modo si valuta come viene riflessa l’onda sonora.
Da considerare c’è anche la geometria delle stanze: quelle circolari sono le più problematiche perché le riflessioni si concentrano in un unico punto, rendendo invivibile l’ambiente.
Da evitare, possibilmente, anche i locali cubici, con lati e altezza uguali. Il suggerimento per gli edifici ancora in fase di progettazione è di evitare le facce parallele: così l’ambiente sarà acusticamente più confortevole.
Per gli edifici esistenti, invece, è opportuno assumere quale base di partenza la verifica strumentale dello stato attuale della struttura. Una verifica in opera del tempo di riverberazione, ma anche dei requisiti passivi acustici, fornirà l’indicazione del punto di partenza.
L’ultima fase è quella del collaudo, che ha la funzione di verificare il raggiungimento dei risultati prefissati. Anche in questa occasione sono importanti l’esperienza e la professionalità dei tecnici acustici, unitamente alla strumentazione tecnica.
La Divisione Acustica di Coverd, forte di uno staff di tecnici specializzati ed esperti, assiste i clienti in tutto l’iter della progettazione acustica di un edifici: dalla valutazione di impatto acustico, ai requisiti passivi.

I materiali
Per la correzione acustica interna devono essere utilizzati materiali fonoassorbenti, tra i quali spicca il sughero biondo naturale per una serie di motivi legati sia alle ottime prestazioni acustiche sia alla salubrità. Caratteristica del sughero biondo è la compattezza unita all’elasticità, cosa ne fa un ottimo fonoassorbente. Un materiale elastico come il sughero dissipa l’energia dell’onda sonora incidente, minimizzando gli effetti della riflessione multipla, tipici dell’effetto di riverberazione responsabile dell’invivibilità di molti ambienti confinati. Un maggiore fonoassorbimento si traduce, in termini di computo metrico, in meno superficie da trattare, con conseguente contenimento dei costi.
Il sughero, però, non è tutto uguale.
Ecco cosa ha detto il geometra Enrico Olgiati, che abbiamo intervistato su uno dei numeri scorsi di AudioDinamika durante la realizzazione del Centro parrocchiale di Lonate Pozzolo, di cui è stato progettista e per il quale si è avvalso di Coverd per la progettazione acustica. “Poste le esigenze una accanto all’altra, siamo arrivati alla conclusione che il sughero era la soluzione che cercavamo. A questo punto, però, si trattava di scegliere il materiale specifico e il fornitore.
Confesso che abbiamo interpellato diverse ditte e che abbiamo speso molto tempo a ragionare sui preventivi.
Poi abbiamo scelto Coverd”. Per quale motivo? “L’aspetto della salubrità principalmente.
Il sughero è un materiale naturale, ma può essere sottoposto a trattamenti e lavorazioni molto differenti. Coverd ci ha garantito un sughero senza aggiunta di collanti e di additivi chimici, quindi senza emissioni nocive”.
Ci sono diversi buoni motivi per scegliere il sughero biondo di Coverd nella correzione acustica degli ambienti pubblici. Il sughero biondo è un materiale naturale, ecologico, ottenuto dalla corteccia dell’albero senza disboscamento; è atossico, non produce polveri ed è adatto a chi soffre di allergie perché essendo dielettrico non trattiene il pulviscolo dell’aria; ha una capacità assorbimento acustico elevata; garantisce salubrità dal punto di vista termoigrometrico e per questo è adattissimo agli ambienti che possono essere minacciati dall’umidità. Inoltre è inalterabile nel tempo e molto resistente.
Altro importante punto a favore: i pannelli di sughero biondo naturale Kontro e SoKoVerd.C1 di Coverd, omologati in Classe 1 e marcati CE per la reazione al fuoco, sono disponibili pretinteggiati in una vastissima gamma di colori.
Ciò rende possibile l’applicazione pratica della cromo-acustica di cui abbiamo parlato prima.  Il tocco finale lo dà l’esperienza di Coverd, sul mercato da oltre venticinque anni con le sue soluzioni per l’isolamento termoigrometrico e acustico degli edifici, in buona parte basate sulla tecnologia del sughero biondo naturale.
Ancora le parole del Geometra Oliati:
“Non cercavamo un semplice fornitore di materiali, ma una ditta che ci garantisse il lavoro in opera con tutte le garanzie del caso. Ci siamo fidati anche delle referenze dopo aver visto che Coverd ha fatto moltissimi altri interventi simili al nostro.
Il committente si è detto molto soddisfatto”.

Michele Ciceri